giovedì 21 giugno 2012

passato e futuro

I padri della Costituzione Italiana, mettendo nero su bianco l'articolo 3, hanno dato voce ad una preoccupazione seria e concreta: "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Un articolo, questo, che ha più di 60 anni, ma che è al quanto attuale se messo a confronto con la situazione di povertà odierna, dove i meno fortunati sono tagliati fuori sia dall'uso di risorse per se stessi, sia dalla possibilità di essere risorsa per il proprio Paese.
Alcuni dati Istat dei mesi scorsi fanno riflettere: in Italia i poveri di "povertà relativa" sono 8.272.000 (il 13,8% della popolazione). E dentro a questa cifra c'è una fascia di 3.129.000 soggetti classificati nella "povertà assoluta" ( il 5% della totalità).
Ma aldilà dei dati, bisogna ricordare che la povertà cresce o diminuisce sotto la spinta di fattori storici, perché si tratta di un processo dinamico. E infatti, a tutt'oggi si parla anche di una categoria intermedia di persone "impoverite", una fascia cioè che include uomini e donne costretti a cambiare abitudini per arrivare a fine mese. 
Il sospetto è che in futuro la povertà assumerà proporzioni ancora più consistenti poiché ci si chiede, per esempio, che fine faranno i giovani che oggi non studiano e non lavorano o sono precari.
La manovra economica attuale, resa necessaria dalla crisi mondiale, insieme all'istituzione "famiglia" (da sempre ammortizzatore sociale, ma oggi con pochi sgravi fiscali) aiuterà la crescita oppure no?
Perché, se così non sarà, allora davvero si sta costruendo la povertà del futuro.

Liberamente tratto da: Caritas Italiana - Fondazione Zancan, Poveri di diritti, Rapporto 2011 su povertà ed esclusione sociale in Italia, ed.Il Mulino, pg.7-11

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